Bigenitorialità, parliamo di Registro e diamo qualche dato.
Circolano in rete voci vacue circa il Registro della Bigenitorialità. Voci senza fondamento. Fatte circolare più per gettare fumo su uno strumento che potrebbe andare a cancellare ambiti di conflitto nelle separazioni.
Lo dicevo già altrove, chi addita il Registro come strumento di controllo o come strumento per inasprire la conflittualità MENTE sapendo di MENTIRE, oppure trae profitto dalla conflittualità che si genera attorno alla gestione ordinaria delle comunicazioni che riguardano i figli.
A parte il minore che è inerme, proviamo a pensare chi subisce le maggiori restrizioni quando in una separazione o divorzio vengono messi in campo conflitti. Chi si trova relegato nell’angolo, che non può parlare con i figli, che non riesce a vedere i figli, chi non riesce a reperire informazioni sui figli? Sicuramente il genitore che con il bambino non coabita. Quindi non gioverebbe a costui o costei agire conflittualmente.
Il Registro agisce da cuscinetto proprio lì dove i conflitti premono.
Quanto ad essere uno strumento di controllo ci si chiede cosa è da controllare e non si deve controllare?
Lo sappiamo ed è acclarato che oggi la tendenza, dettata dalla legge 54/2006, è quella di affidare i bambini ad entrambi i genitori a meno che esistano situazioni ostative tali da disporre l’affidamento ad un solo genitore o ad un ente terzo.
In caso di affidamento condiviso entrambi i genitori hanno il dovere di vigilare sulla crescita dei figli. Quindi hanno il dovere di conoscere ciò che riguarda il figlio. Allora di che controllo parliamo?
Non è che il Registro invece toglierebbe il controllo e permetterebbe di essere genitori, da qui tanta resistenza?
Pensiamoci.
Del Registro della Bigenitorialità abbiamo già parlato diffusamente qui e qui e questo è il sito dedicato.
Oggi facciamo il punto della situazione dei Comuni dove è stato proposto, dove è stato approvato e dove è stato respinto.
Possiamo toglierci il dente e toglierci il dolore, annoverando Modena come uno dei comuni che hanno respinto il Registro. Le motivazioni sono da ricercare nella relazione del Garante dell’Infanzia Regionale e da resistenze che sono udibili dall’audio del Consiglio Comunale reperibile sul sito del comune. Così pure a Cesena.
Eppure molti i comuni dell’Emilia Romagna dove invece il Registro è stato approvato. E in altre regioni d’Italia.
Ora tocca alla città di Milano mettere quella crocetta verde sui diritti dei minori a vivere serenamente e non in mezzo a conflitti e diatribe.
Ci contiamo sulla civiltà della nostra città