Sono anni che come associazioni osserviamo l’operato dei Servizi Sociali attraverso le esperienze di persone che ci sono vicine, amici oppure dai giornali.
Sono anni che mi batto affinchè i bambini abbiano la possibilità di essere sereni anche quando i loro genitori si separano.
Qualcuno ricorda la storia dei fratellini di Basiglio (MI) nel 2008?
“Fino a quel venerdì di metà marzo, due settimane dopo. Quel giorno, Graziella Bonello, la direttrice del comprensorio scolastico di Basiglio, la scuola di Giorgia, invia un fax ai servizi sociali del Comune. Denuncia gravi abusi ai danni della bimba, riportando le accuse della maestra. L’assistente sociale, lo psicologo e il responsabile dei Servizi alla persona del Comune, quel giorno stesso, forse solo a poche ore dal primo fax, inviano una segnalazione (preceduta da una telefonata) alla procura del tribunale dei minori. Chiedono l’allontanamento dei bimbi dalla famiglia. Poco dopo, ricevono il nulla osta firmato dal pubblico ministero. Nel giro di poche ore è già tutto risolto: davvero un’efficienza elvetica. A parte il fatto, certo, che dal primo fax al nulla osta i bambini non sono mai stati sentiti da alcun esperto, nemmeno dallo psicologo che firma la richiesta.”
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Sempre davanti al giudice, la bimba nega a chiare lettere di essere l’autrice. Anzi, dà, con le sue parole semplici e ingenue, una prospettiva diversa da quella iniziale. Giorgia spiega di averlo detto subito, sia alla maestra che alla mamma, che il disegno l’hanno fatto due compagne di classe: «Mi prendono sempre in giro perché ho i dentoni». La insultano perché la mamma lavora come donna delle pulizie, e perché ha una macchina vecchia e rotta.
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Marco Casonato, professore di Psicologia dinamica all’Università di Milano Bicocca, esperto di psicologia infantile, ha dato il suo parere sui disegni: «Escludo che siano di Giorgia. Da alcuni tratti, anzi, ipotizzo che quei disegni li abbiano fatti piuttosto dei maschietti. Mi si obietterà: ma com’è possibile che un bimbo di otto anni possa inventarsi delle cose così morbose? Guardi: basterebbe che qualcuno in classe avesse visto una delle ultime puntate del Grande Fratello, dove si parlava diffusamente di sesso e preliminari. Avrebbe imparato tutto quello che c’era da sapere. Si è messo in moto un meccanismo che fa rabbrividire. (…) Ma soprattutto sono i servizi sociali ad aver sbagliato: hanno agito con mano pesante per ignoranza. Mera ignoranza. È un problema di mentalità. Sono abituati a comportarsi così».
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La preside, che Tempi ha cercato per un commento, si trincera dietro un comunicato stampa: «Il consiglio d’istituto respinge con sdegno le diffamanti affermazioni» pubblicate in generale sulla stampa. Per conto dei servizi sociali del suo Comune parla il sindaco di Basiglio, Marco Flavio Cirillo, che gioca allo scaricabarile. «È un fatto grave. Io conosco la famiglia, sono persone degnissime. Ma come si può anche solo pensare che i servizi sociali siano i cattivi, che vengono a togliere i figli in modo irruento a un padre e a una madre? È stato deciso tutto dal tribunale dei minori, i servizi hanno seguito solo delle direttive. Quindi mi chiedo: perché il ministro Roberto Castelli voleva eliminare con una riforma il tribunale dei minori? È questa la domanda che dobbiamo porci». L’avvocato Martinez smentisce: «Il sindaco può pensare quello che vuole. Ma verba volant, scripta manent. Lo dicono gli atti. La richiesta di allontanare i figli dai genitori è partita proprio dai servizi sociali, che non hanno voluto fare nemmeno una verifica». (…)
(fonte www.tempi.it)
La vicenda prosegue e qui potete leggere l’esito di questa vicenda
I giudici della quinta sezione penale del tribunale di Milano hanno assolto «perché il fatto non sussiste» tutti gli imputati nel processo sui fratellini di Basiglio, tolti alla famiglia per un disegno osè. L’assoluzione era stata chiesta addirittura dall’accusa, nella persona del procuratore Pietro Forno, per i cinque imputati: una preside, due maestre, uno psicologo e un’assistente sociale. Erano accusati di falsa testimonianza, falso ideologico e lesioni colpose per i traumi che avrebbero provocato, in particolare al ragazzino di 13 anni. Secondo Forno l’allontanamento dei figli dai loro genitori è stato un errore, ma che non ha rilevanza penale. Parole che hanno suscitato l’indignazione e la rabbia dei genitori dei due ragazzini. (…)
Non è l’unica storia ad avere questo epilogo.
Un’altra vicenda, questa volta conclusa in modo drammatico per un bimbo di otto anni ucciso dal padre che poi si è suicidato.
Anche in questo caso i Servizi Sociali salgono alla ribalta.
Era il 25 febbraio del 2009. Federico doveva incontrare il papà all’interno degli uffici degli assistenti sociali di San Donato Milanese nell’ambito di un incontro protretto. All’improvviso, il padre, un egiziano di 53 anni che aveva già manifestato problemi di scarso equilibrio, approfittando dell’assenza di chi doveva vegliare sul bambino, ha estratto una pistola e ha ucciso il piccolo con un colpo alla nuca. Poi lo ha accoltellato e con la stessa lama si è tagliato le vene e si è ucciso.
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Un caso che molti forse avevano dimenticato quello di Federico e della sua mamma Antonella, ma che bisognerebbe ricordare. Non si è trattato di un semplice caso di cronaca, ma dello scontro tra culture.
(…) leggere tutto l’articolo qui(tratto da tgcom24.it)
Inizia il processo. Per i Servizi Sociali prima una condanna in appello, poi l’assoluzione in Cassazione.
In queste poche parole che riporto di questo articolo, Antonella Penati la mamma di Federico dice verità assolute. Nelle sue parole anche la nostra battaglia.
Quella battaglia che ci sta costando tanto, ma mai come a questo bimbo
“Accusa ripetutamente gli assistenti sociali: «Non hanno ottemperato alle norme di tutela. Non hanno mai tenuto conto delle mie segnalazioni, delle denunce che raccontavano l’aggressività di quell’uomo. Non erano fisicamente vicini a mio figlio quel maledetto giorno. Una volta ferito, Federico è stato aiutato da estranei».
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Durante una delle udienze il pm Pietro Forno, lo stesso del Rubygate, spiega che «non c’era nessun comportamento che i tre dipendenti dell’Asl dovessero tenere, e che potesse impedire né l’uccisione del bambino né il suicidio del padre». «Forno si rilegga le carte», risponde Antonella. «Sembra che gli assistenti sociali, che godono di uno strapotere, siano intoccabili».”tratto da vanityfair.it
Lascio a voi le considerazioni per quanto avete letto in queste righe.
Qui il servizio delle IENE
La sua mamma ha aperto un sito per ricordare il suo bambino Federico nel cuore l’immagine è tratta dal sito