Anna come tante.
Ringrazio Ivana Sangalli per aver condiviso questo suo vissuto che ha lasciato dentro noi che lo abbiamo letto tanta emozione. La ringrazio per avermi dato il permesso di ospitarla qui.
Oggi il mio blog è certamente più ricco.
Questa piccolo fatto mi è capitato ieri, ma ha segnato la giornata.
Chiamo il numero per le informazioni, si avvicina una signora, una come tante donne anziane, perfetta nel suo stile: i capelli bianchi tenuti in ordine dalla messa in piega, un cappotto color cammello che lascia intravedere la sciarpetta di lana ben sistemata sotto e con la vecchia classica borsetta al braccio. Come d’abitudine, senza nessuna cadenza mi rivolgo a lei “Buongiorno mi dica….“
E lei, piuttosto decisa mi chiede se posso indicarle dove si trova la sede dell’ AMSA.
Io ci sono stata qualche volta e sapendo che non si chiama piu’ cosi da tempo, sapendo i mutamenti che ci sono stati negli anni, resto un pò perplessa di fronte alla sua domanda.
La signora forse intuendo la mia indecisione nel risponderle si affretta a darmi una spiegazione.
– Devo andare a cercare mio marito che non torna più da due anni, lui fa l’autista lì e magari i suoi colleghi mi sanno dire dov’è, così lo porto a casa, perché magari si è perso!
Era tutto un po’ strano, la signora sicuramente deve avere quasi o più di ottant’anni ed è quindi impossibile che il marito lavori ancora.
Mentre parliamo ci guardiamo negli occhi. Ha uno sguardo chiaro e dolce come la sua voce pacata, anche se gli occhi azzuri sono velati dall’ombra dello smarrimento. A volte lo riconosco ancora, nonostante siano otto anni che non mi occupo piu’ di anziani.
Con voce piu’ confidenziale inizio a chiacchierare con lei; ho bisogno di sapere chi è e dove vive. Si ricorda il suo nome e cognome ma non quanti anni ha né dove vive. Ok il mi basta quello che sa. Guardo in anagrafe, dove riesco a vedere la via e il numero dove abita, e che è vedova. Da quindici anni.
Anna, vive a Caderna, forse è arrivata qui a piedi, non si ricorda… ha in mente solo un volto e lo vuole riportare a casa. Erano sposati dal ’55 e questa data la ricorda bene.
Anna, io non ti diro’ che tuo marito non c’è piu, perché tanto lui è fissato li, dentro quello che resta della tua memoria che tu confondi con la realtà, sarebbe una cattiveria, inutile a farti rinsavire. Sarebbe ridarti un dolore nuovo, che ti è gia’ toccato vivere.
Devo solo riportarti a casa.
Allora le chiedo se con suo marito hanno avuto dei figli.
– oh si, abbiamo una figlia, vive a Villasanta.
-E come si chiama?
– chi? – mi chiede lei.
– Sua figlia signora a Anna.
– Ma io non ho figli! – Mi risponde convinta.
“ Forse è meglio chiamare i Vigili“ penso.
Lei ritorna a chiedermi della sede dell’AMSA
– Anna. forse non è una bella idea andarlo a cercare al lavoro, anche perché se guida l’autobus sarà per strada tutto il giorno. Non è meglio che lo aspetta a casa ?
– lei dice che è meglio?- Mi chiede con fiducia.
Dio Santo com’è bella questa donna che se ne va in giro cercando la sua vita tutta rinchiusa in una immagine sola.
Che ha fermato il tempo per sempre e il mio, mentre parlo con lei.
Intanto una signora che ha appena finito una pratica ad uno degli sportelli, nell’ andarsene la riconosce.
– Anna! Cosa ci fa qui?
– Vi conoscete – Chiedo io con entusiasmo.
– Si si abitiamo vicine da tanti anni! –
Anna la guarda (i suoi occhi parlano per lei), sembra che dica “Io ti conosco, ma non mi ricordo chi sei“.
La signora la invita a tornare a casa insieme. E’ una buona vicina di casa, ce ne fossero di piu’ intorno a noi e Anna accetta più che volentieri.
Mi guarda e mi fa: -Allora lo aspetto a casa vero ? – E se ne va con la sua amica che senza farsi notare mi lancia un occhiata di complicità.
Ed io nella mente l’ho stretta forte a me. Ed un pensiero è andato a sua figlia che son certa Anna ama tanto, anche se la riconosce a sprazzi.