Non Pas
Ri Pas
In attesa del Tra Pas qualcosa bisognava farla.
Non si poteva più aspettare che l’acqua passasse sotto i ponti e che su gli alberi nascessero le ciliegie. Che ritornassero le mezze stagioni.
Era ormai un anno che grazie alla cocciutaggine e ignoranza (significato della parola ignorante) di qualcuna, alla deficienza (significato della parola deficienza) di un collegio giudicante e alla frustrazione (significato della parola frustrazione) di un uomo che vedeva calpestato il diritto proprio e del figlio, dicevo era ormai da un anno che questo padre e un questo figlio si vedevano solo al mercoledì pomeriggio dalle 16.30 alle 21.00.
Ora se qualcun* è convint* che una personalità si costruisca in quattro ore e mezzo alla settimana si faccia avanti con nome, cognome e faccia.
Bisognava porre fine a tutto ciò.
Era il 2010 il figlio aveva all’epoca 12 anni era quasi Natale.
Come riportare quel figlio verso il suo genitore?
Occorreva una strategia che lo conducesse verso il desiderio di condividere qualcosa con lui di speciale. Spesso sottolineava quanto gli mancasse il tempo che trascorreva col padre, a pescare, a giocare, anche solo a guardare insieme la televisione o andare in bicicletta insieme nei week end che ormai non c’erano più (questo lo narrerò un’altra volta).
Quindi era quasi Natale, il denaro scarseggiava come sempre tra affitto, bollette, assicurazione e bollo auto, cibo, mantenimento e 50% di spese extra.
Quell’anno chiesi ai miei figli di rinunciare al regalo di Natale (ormai vista la loro età si traduceva in una busta con del denaro per farci quello che volevano) per collaborare alla spesa per un regalo che sicuramente avrebbe contribuito ad operare un cambiamento positivo in quella brutta situazione. Come sempre quei Grandi Figli accettarono volentieri, anzi chiesero se anche loro avrebbero potuto dare qualcosa in aiuto.
Mi si stringe il cuore a ripensare a quei momenti.
Dissi loro che ce l’avremmo fatta li abbracciai e li baciai amandoli tantissimo e orgogliosamente, erano capaci di grandi gesti. Loro.
E così un pomeriggio andammo ad acquistare il regalo di Natale.
Quell’anno sotto l’albero c’era solo un pacchetto.
Il biglietto diceva “PER TUTTA LA FAMIGLIA“
Aspettammo che arrivassero i miei figli per aprirlo e loro anticiparono il loro arrivo per non farlo aspettare troppo.
Fu così che lui aprì il pacco.
Cosa successe poi è facile immaginarlo, saltò al collo del padre abbracciandolo baciandolo e ringraziandolo e il padre disse “devi ringraziare anche Laura, A******* e V***** senza di loro non avremmo mai potuto comprarlo un regalo così”. Lui ci guardò e ci saltò al collo abbracciando forte tutti.
Subito mettemmo in campo il gioco e arrivammo all’ora di pranzo esausti e felici.
Da quel giorno qualcosa cambiò.
Lui iniziò a fare domande al padre il quale con molta fatica, per non ferirlo perché la verità era dura da digerire, ma con molta onestà gli spiegò come mai in quell’anno loro non avevano potuto vedersi con la cadenza a cui erano ormai abituati.
Lui disse “Papà non preoccuparti, ci parlo io con la mamma, io voglio vederti e se lavori un fine settimana si e uno no ci vediamo quando non lavori e quando sei a lavorare sto con la mamma. E’ facile no?”
Una domenica sera, non molto tempo dopo le vacanze di quel Natale, dopo che il padre aveva accompagnato il figlio ed era rientrato a casa suonò il cellulare.
Il nome? Quello associato al numero sul quale il padre chiamava il figlio.
Era lui “Papà è tutto a posto ci ho parlato io con la mamma, allora quando è che posso venire? In quale fine settimana non lavori? Ti passo la mamma……”.
Tralascio il resto della telefonata dico solo che lei giocoforza si piegò al volere del figlio.
Da quel giorno, in barba ad una sentenza ignobile e schifosa scritta da esseri ciechi (o forse non avevano letto gli atti presentati), quel ragazzo ribaltò le decisioni del Tribunale e decise che avrebbe visto suo padre come decideva lui e nessun altro.
Anche se non è mio figlio posso asserire che anche lui è un Grande Figlio.
Ah non vi ho detto cosa c’era nel pacco sotto l’albero 🙂
C’era una XBOX e la Kinect.
Ancora oggi a distanza di due anni è il nostro gioco preferito e organizziamo tornei tra genitori e figli dove gli uni gareggiano contro gli altri divertendoci tantissimo.
La mia famiglia è felice e questa è la maggior soddisfazione.
Bravissima, Laura! Viva te, la tua famiglia felice e la tua/vostra vittoria sulle perfidie e invidie di gente zotica e ignorante.
Un caro saluto e ogni bene!
Sean Nevola
Sean ha vinto l’amore e il rispetto, il resto non ci appartiene
vi abbraccerei tutti….sono felice con voi