Oggi sono passati 12 lunghi anni da quella mattina in cui con una telefonata mi hanno avvisato che tu non eri più qui.
Io ero lontano, cercavo di capire che cosa avrei dovuto fare della mia vita e tu concludevi la tua nel letto di un ospedale.
Se penso alle cose che mi hai dato pur senza consapevolezza, non posso fare altro che dirti “Grazie Papà”.
Ricordo di te tutte le cose che mi hai insegnato senza “insegnarmi” nulla, ma permettendomi di starti vicino e di osservare quello che facevi e io come tutti i bambini ho assorbito il tuo sapere.
Ciò che sono lo devo alla mamma ciò che so lo devo a te.
Vorrei che fossi qui per condividere con te i pensieri, gli hobby, i sogni. Forse non capiresti o forse si, purtroppo non lo saprò mai.
Ricordo quando alla nascita dei miei figli ti ho visto piangere di gioia, tu che ti eri sempre vergognato di esprimere i tuoi sentimenti.
Da quando vivo qui, in casa vostra, mi capita di entrare in casa e con lo sguardo cercarti sulla tua poltrona, ma poi mi rendo conto che lì non ti vedrò più.
Allo stesso tempo quando vado al cimitero non sento la tua presenza.
Allora mi rendo conto sei dentro di me, nel mio pensiero, nelle mie azioni, nel mio modo di vivere.
Come ogni anno riscrivo questa poesia che mi servì a salutarti allora e come allora rinnovo il mio saluto a te che hai contribuito a darmi la vita.
Papà ciao
Nella profondità del cielo
si è persa la tua anima.
Riposa nel sole
che splende ogni mattina
il suo calore è il calore di un tuo abbraccio
spesso agognato e così poco ricevuto
Fluttua tra le stelle
che brillano nella notte
mi raggiunge con un raggio della luna
Mentre ti abbraccio in un ultimo saluto
ascolto il silenzio che ti avvolge ora.
Mi parla di Pace di Amore
di una Serenità
finalmente raggiunta nella Morte
che ti ha colto
come un purpureo fiore d’autunno.
Tace il rimorso
per le parole non dette
e il rimpianto
per le parole non ascoltate
………… Alcuni parlano la lingua del Silenzio
Stamattina mi sono svegliata 2 volte, la seconda volta ho guardato l’orologio e mi sono sentita male perché sono tornata indietro nel tempo a quella mattina.. Ti sentivo piangere in salotto, venivo a chiedervi cos’era successo e voi mi davate la notizia. Fu uno shock. Il mio nonno Pietro è stata la prima persona che amo a volare via, così all’improvviso.
mi ricordo i miei menù con scritto “proscIutto” e “pastascIutta” con le due “I” fatte da lui in penna rossa, il libro degli animali con le 3 scimmie (nonna, Ale ed io) e l’ippopotamo sbadiglione (lui) i viaggi in motorino, la spuma, i giri all’orto, la cura di Cippo, il risotto con il vino rosso e le montagne di formaggio. E come dimenticare le bestemmie e la ciabatta svolazzante quando Ale mi faceva i dispetti? I biscotti al limone che mangiavamo in ospedale e quando uno degli ultimi giorni, vedendomi vestita bene mi disse “ma che bella signorina!” contribuiscono a lasciarmi di lui il profumo e una immagine serena.
Se sapesse che alla fine una gatta l’ho presa davvero mi tirerebbe dietro tutti quelli di peluches che mi ha regalato!!!